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Trilussa

Circa sette anni fa o più il proprietario di uno storico negozio di biciclette di Roma mi disse: "Senti, ho qui questa bicicletta di cui non me ne faccio niente, non è che ti interessa?".
Quello che vidi mi lasciò sbalordito: una me-ra-vi-gli-o-sa Trussardi pieghevole 26" degli anni '80.
L'aveva lasciata lì una persona che non conosco e che neanche vorrei conoscere, visto il trattamento della bici: lasciata per anni al mare ad arrugginire, poi portata quasi con fastidio dal ciclista per vedere se poteva aggiustarla, e lasciata lì per un paio d'anni dopo aver saputo quanto le sarebbe costata. Si trattava di una nobildonna piuttosto viziata.
Presi la bici e ci misi un paio di settimane a rimetterla in sesto. Era tutto bloccato, compreso il mozzo a 3 velocità Sturmey&Archer, che smontai pentendomene amaramente visto l'immane quantità di pezzetticchi e minuzzaglie di cui era composto.
Ci andai in giro per un po', finché non decisi di fare Lucia Zen, la prima della serie semplice che poi mi avrebbe portato alla fixa.
Dopo anni in cui anch'io, colpevolmente, mi sono dimenticato di questo mezzo bellissimo, ci ho rimesso mano di recente e l'ho trasformata ovviamente in una fixa.
Ci vado anche in metropolitana, visto che è pieghevole e all'ingresso finora nessuno mi ha fatto storie.
Il rapporto è duro, 46-14, ma non eccessivamente. Da 26" l'ho portata a 28".
Su questa bici il manubrio home made ad ali di gabbiano ci sta perfettamente, sembra fatto per lei.
Trilussa deriva da una storpiatura, non mia, di Trussardi. Ci ho pensato un po' e mi è piaciuto: romanissima, anche se a progettarla è stato un milanese.
E ogni tanto bisogna anche ricordarsi di quel genio in vernacolo romano che fu Carlo Alberto Salustri.


 
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