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Joyeuse

Primavera 2005

Il telaio mi è stato spedito da un amico di Milano. L'aveva trovato nello scantinato di un suo amico, che guarda caso faceva il direttore tecnico di una squadra di corse in pista. La bici serviva esclusivamente a spingere come dannati in pista, ed è in alluminio saldato artigianalmente con grosse cordonature per farla resistente ma non bella. Anche la verniciatura era orribile a vedersi e l'ho tolta subito (inguardabile, davvero).
L'ho quindi riverniciata rispettando la scarsa vocazione estetica di questo telaio. Ho usato una vernice per pavimenti e l'ho passata con una spugna, aggiungendo un po' di polvere di peperoncino per sottolineare il carattere di questa piccola furia.

I meccanismi di rotazione sono un misto tra il meglio di oggi e il tradizionale (che era il meglio di ieri): i mozzi sono incredibilmente scorrevoli, fatti apposta per la pista, 28 raggi, a flangia alta per una maggiore rigidità della ruota. Il movimento centrale appartiene alla stessa famiglia dei mozzi, e anche questo gira liscio come se fosse in un bagno d'olio. La guarnitura è Gipiemme degli anni '70. Il rapporto é 48-17, che sviluppa quasi 6 metri: ottimo per Roma, anche se ormai mi sono abituato ai 7,12 di Dora Nera.

Anche qui manubrio in ottone.

Joyeuse era il nome della spada di Carlomagno, e in francese arcaico significa "entusiasta d'amore".

Molto scattante e reattiva, anche grazie al carro corto e alla geometria anteriore.

Non pesa.


 
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