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Le bici come oggetti d'arte

Ho esposto per la prima volta le mie biciclette la sera del 27 settembre 2003, la sera che a Roma doveva diventare una notte bianca. Verso le tre e mezzo – qualcosa meno- c’è stato il black out che ha oscurato l’Italia fino al giorno dopo. Avevo chiuso la mostra alle tre e qualcosa per andare ad una festa, in più aveva cominciato a piovere. Mentre io ed un bel po’ di persone andavamo verso questa festa si spegne lo stivale intero.
Noi pensavamo ad un guasto romano; guasto consistente, visto che nella zona le linee sono di due aziende elettriche –tutto buio all’improvviso-. In più pioveva.
Poi abbiamo capito tutti, dopo una notte strana assai. Ho ospitato quindici persone dentro casa, spaghettata delle quattro e mezzo inclusa, fino al giorno dopo.
E alla fine anch’io ho saputo. Dopo i postumi di quella strana notte ho pensato: ho fatto la mia prima mostra quella notte. La notte della mancanza totale di energia elettrica. Ho fatto vedere agli altri dei mezzi energeticamente autosufficienti, mossi dalla forza muscolare umana. Oltretutto belli, dicono e dico.
Non so, ma qualcosa vorrà dire. Anzi lo so. Qualcosa vuole dire. Lo dice forte, chiaro. Lo urla.
State attenti tutti, dice. State attenti a quello che fate e a come vi muovete.


 
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